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Franz Kafka – curiositá e paradossi

A Praga da questo famoso scrittore ebreo tedesco non si scappa. C´ é il Centro Franz Kafka, la piazza Náměstí Franze Kafky, ci sono due musei, Kafka Hummus Café. Nelle librerie trovate traduzioni dei suoi libri, agenzie viaggi organizzano visite guidate sulle sue traccie. Lo scrittore vi guarda con un sorriso timido dalle magliette e tazzine nei negozi di souvenir. Praga e Kafka sono inseparabili.

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Kafka e la letteratura

„Nessuno a casa pensava  che un giorno Franz potesse diventare un grande scrittore, tutti erano convinti che scrive per uno sfogo, per passare il tempo divertendosi, nessuno immaginava che un giorno avrebbero pubblicato quello che scriveva e che sarebbe diventato un autore di fama mondiale“, ha detto una volta Věra Saudková, la nipote di Kafka, figlia di sua sorella piú amata, Ottla. Oggi Franz Kafka é considerato uno di principali rappresentanti dell´esistenzionalismo, corrente filosofica e letteraria insieme con Dostojevskij, Rilke e Sartre. Altri critici vedono nell ´opera di Kafka l´influenza di modernismo e realismo magico. Kafka é difficile da leggere, d´altra parte ogni lettore puó trovare nelle sue opere  la propria interpretazione. Se si vuole capire almeno un po´ Kafka bisogna conoscere il mondo in cui é vissuto, chi  e che cosa lo ha influenzato. „Nelle opere e nella vita di Kafka compare sempre la figura dell’ uomo umiliato, colpevole, tormentato, escluso dalla comunità attiva e solidale dei viventi e costretto, per un verdetto inderogabile, a una vita solitaria e irregolare. L’ uomo-Kafka e gli uomini di Kafka sono personaggi le cui carte non risultano in regola, sono esseri esiliati dalla vita e dalla natura, dalla società e dalla storia, reietti o dannati il cui destino è quello di uscire di scena, di sprofondare nel vuoto, assistendo con lucida e disperata consapevolezza alla propria irrimediabile caduta. È il dramma della partecipazione impossibile“

Kafka e Praga

Cosa significava Praga per lui sappiamo dalla lettera mandata a un amico  Oskar Pollak 20 dicembre 1902.  «questa mammina ha gli artigli e  con quegli artigli non mollerà mai la presa» 

Franz Kafka naque a Praga il 3 luglio del 1883 dal commerciante ebreo Hermann Kafka e da Julie Löwy, famiglia askhenazita, media borghesia. Ebbe tre sorelle più giovani, Elli, Valli e Ottla, scomparse tutte nei campi di concentramento nazisti. Fratelli minori Georg e Heinrich morirono rispettivamente a sei e a quindici mesi. Franz quindi era rimasto l´unico figlio maschio. Il padre avrebbe voluto che fosse un commerciante in gamba, che diventasse un vero uomo d´affari, Franz invece, era un individuo debole  e nervoso, stava a casa a leggere piuttosto che aiutare il papá nel negozio. Anche per questo non andavano d´accordo. La casa nativa di Franz Kafka ormai non esiste piú, comunque si trovava a due passi dalla Piazza della Cittá Vecchia sulla piccola piazzetta oggi chiamata in onore dello scrittore, in ceco  Náměstí Franze Kafky.  Della casa originale é rimasto solo il bel portale. Man mano che la famiglia cresceva i genitori di Kafka  hanno cambiato casa piú volte  ma non uscivano mai dai confini della Cittá Vecchia. Nei suoi vicoli, angoli bui, chiese e piazzette si svolgono vicende allucinanti dei personaggi di Kafka anche se lo scrittore non indica mai luoghi precisi. I suoi racconti sembrano ambientati in un luogo ideale dove ogni cosa é possibile. Bisogna venire a Praga, percorrere le tracce di Kafka e cercare di immaginare la cittá come l´ha vista lui.

Kafka  e suo padre 

Da dove parte quel senso di smarrimento e di angoscia di fronte all’ esistenza nelle sue opere letterarie? La profonda incomprensione dalla parte del padre il quale non approvava l´attivitá letteraria del figlio. Complessi di inferioritá. Disgusto per il proprio corpo e per la vita sessuale. L´animo facile da ferire. Tutto questo é Kafka, uno dei maggiori scrittori del 20° secolo… Nella Lettera al padre del 1919 scritta dal figlio ormai adulto – e non consegnata mai – si vede chiaramente come Franz si sentiva insicuro accanto al suo papá visto che la tanto desiderata approvazione del talento letterario del figlio non veniva mai. Kafka ormai ha 36 anni ma quando si lamenta e descrive la sua delusione sulle pagine della lettera vediamo piuttosto un bambino nel corpo dell´uomo adulto per cui la figura paterna rimane sempre al piedestallo. Cosí come per tutti noi che anche a cinquant´ anni desideriamo di essere presi sul serio  e rispettati dai nostri genitori per quello che abbiamo raggiunto nella vita. Tanto piú se gli vogliamo bene… Alcuni critici letterari peró non credono che sia stato solo il padre la causa dello stato d ´animo del figlio. Inoltre secondo il miglior amico di Franz, Max Brod „ il padre di Kafka non era  affatto quell’ uomo terribile e brutale che emergerebbe invece dai racconti”.

Come mai allora padri che compaiono nei racconti di Kafka hanno spesso effetti e conseguenze nefaste sulla vita dei loro figli (La condanna, Un incrocio, I coniugi, Indagini di un cane)? Dopottutto non era Max Brod a vivere con Hermann Kafka sotto lo stesso tetto. Al primo squardo  il rapporto padre-figlio non brutto. Al secondo, invece, si. Sicuramente rapporti simili sono esistiti e esistono. Di solito il padre per un figlio diventa fin dall´ infanzia modello, esempio da imitare, ideale da raggiungere. Solo quando diventiamo  adulti, vediami i nostri genitori non piú attraverso l´ aureola di santitá ma come persone comuni con tutti i loro diffetti che hanno come qualsiasi altra persona. É peró anche vero che molti neanche da adulti accettano questo angolo visuale e continuano a sentirsi piccoli, insignificanti, umiliati di fronte ai propri genitori che forse non hanno mai approvato quello che il loro figlio faceva – sia la scelta della professione che il compagno di vita. É il compito di psicoanalitici  dire a quelle persone che é ora di smettere di sentirsi bambino. Spesso da lí  nascono tanti problemi nella nostra vita. Ma torniamo a Kafka. Il padre era severo, critico, egoista, non manifestava sentimenti verso il figlio. Non lo picchiava quasi mai, nessuna violenza fisica. D´altra parte il padre ripeteva spesso che ha dato ai suoi figli tutto quello che hanno voluto. Non sono vissuti mai in povertá come lui, erano praticamente liberi scegliere di che cosa occuparsi nella vita. Per un figlio con il carattere forte Herrman Kafka poteva essere addirittura buon padre, bastava che il figlio diventasse ottimo commerciante come il padre, che guardasse la servitú e lavoratori del negozio dall´ alto in basso, che non passasse giorni interi leggendo o guardando il soffitto o che non  facesse  amicizia con persone malate  di mente. Proprio cosí Herman ha visto suo figlio e a sua volta doveva dispiacergli terribilmente. Non capiva niente della vita spirituale del figlio, capiva solo quello che vedeva. Troppa debolezza, incapacitá di lavorare nel negozio, interessi troppo astratti. La lettera al padre  é preziosa  perché fa capire come si sentiva il figlio che voleva tanto piacersi al padre ma veniva spinto in continuazione. Kafka trova le parole lá dove molti altri figli non le trovano e soffrono  dell´ incapacitá reciproca di farsi capire.

Kafka  – come era veramente?

Sulle foto d´epoca spicca lo sguardo malinconico dello scrittore. Lui stesso da adulto dichiarava di essere di natura un uomo chiuso, taciturno, poco socievole, malcontento. In presenza di persone che non conosceva taceva per ore intere, ma quando giá disse qualcosa, attiró subito l´attenzione perché riusciva sempre colpire nel segno.  Tra amici invece diventava un altra persona, si entusiasmava, sapeva fagli ridere. Max Brod infatti ne parla come di uno degli uomini piú divertenti che amava ridere e rimaneva sereno e calmo. In situazioni gravi e complicate si comportava con il tatto, sapeva dare preziosi consigli e offriva l´aiuto.

Kafka e l´ebraismo

All´ inizio del 20 seclolo a Praga risiedevano 450 000 cechi, 25 000 ebrei metá di cui parlava ceco, metá tedesco e 10 000 tedeschi. Ma per un ebreo tedesco a Praga la situazione non era facile – tedeschi spesso non lo accettarono perché ebreo, cechi lo diffidevano perché tedesco. La madrelingua di Kafka era il tedesco, lo parlava a casa e a scuola. Parlava anche francese e un po´ceco. Solo da adulto Kafka cominció a frequentare lezioni dell´ebraico.

Kafka e il corpo

Anche nell´etá adulta Kafka preservó un´apparenza molto giovanile. I suoi amici lo ricordavano per il suo volto esile e regolare, un po´ scuro di pelle dove dominavano gli occhi grigi e malinconici, e soprattutto per il suo vago sorriso che era il suo punto di forza. Era magro, di statura superiore alla media, sceglieva abiti comodi che non davano nell´ occhio,  di grigio scuro e di blu. Portava un cappotto di loden e un capello di feltro a tesa stretta secondo la tradizione austriaca. Aborriva la carnalità e la sua stessa corporeità. Lui stesso racconta il disgusto per il proprio corpo quando il padre accompagnandolo in piscina lo costringeva a denudarsi… “….io, magro, debole, sottile, tu forte, alto, massiccio. Giá in cabina mi sentivo miserabile e non solo di fronte a te, ma di fronte a tutto il mondo, perché tu eri per me la misura di tutte le cose”. (Lettera al padre) Lo stesso senso di ripugnanza lo esprimeva nei confronti dell’  amore sessuale che descrive ad esempio nel romanzo Il castello come qualcosa di sporco e che riduceva l’  uomo all’ animalità. Questo rapporto conflittuale e ambiguo col corpo e la sessualità, oltre a vari suoi comportamenti, ha fatto ipotizzare che Kafka soffrisse di disturbi alimentari legati al proprio aspetto fisico (anoressia nervosa), sia di un disturbo ossessivo-compulsivo.

Kafka diffidó sempre dei medici, secondo lui a ristabilire l´equilibrio era la natura e non le medicine. Praticava le abitudini salutari come dormire con le finestre aperte, vestire leggero, non bere mai alcolici. A  trent’ anni circa, Kafka diventò vegetariano. Colleghi del lavoro di solito mangiavano salsiccie, Kafka invece panini imburrati, latte o yogurt. Piú tardi rinunció pure al burro  e rimproverava anche l´amico Max Brod trovandolo mangiare pane imburrato: Ma come si fa a ingoiare tutto quel grasso? L´alimento migliore é un limone. A quanto la famiglia, lá certamente non erano entusiasti a vedere Franz mangiare cosí. Lui stesso ne scrisse: «mio padre dovette per me coprirsi il viso col giornale durante la mia cena prima di abituarsi». Abituarsi cioè a: castagne, datteri, fichi, uva, mandorle, uva passa, zucche, banane, mele, pere, arance.  Con il nonno di Kafka un macellaio… Nel 1917 si manifestò la malattia (tubercolosi polmonare) di cui morirà nel 1924 nel sanatorio di Kierling vicino a Vienna. Gli ultimi anni furono caratterizzati da ripetuti ricoveri in sanatorio.

Kafka e quattro donne

Felice Bauer, Julie Wohryzek, Milena Jesenská, Dora Diamant. Non sposó mai nessuna. La prima tedesca, la seconda ebraica, la terza ceca, la quarta polacca ebraica. Piú l´ amicizia, l´ ammirazione, necessitá di avere anima gemella, che il vero amore. Con il passare del tempo Kafka si rese conto di non poter sposarsi rinunciando all´ attivitá letteraria ma allo stesso tempo di non poter sopportare tutto quello che gli porta la vita da solo. Meticoloso come era elaboró addirittura una tabella dove mise per e contro. Il risultato? Non posso vivere né con lei né senza di lei. (si trattava della fidanzata Felicia )

Cosa dice Kafka stesso?  “Sposarsi, mettere su famiglia, accogliere tutti i figli che verranno, mantenerli in questo mondo incerto e magari quidarli anche un po´ é – ne sono convinto – il compito estremo che un essere umano puó riuscire a svolgere. Perché, allora, non mi sono sposato?…Evidentemente io sono mentalmente incapace di sposarmi, ció é rivelato dal fatto che, dal momento in cui decido di sposarmi, non riesco piú a dormire, la testa mi arde giorno e notte, non vivo piú, mi aggiro barcolando disperato…É la pressione generica dell´ angoscia, della debolezza, del disprezzo di me stesso.”

Ecco cosa scrive alla madre di Felice Bauer dopo la rottura del fidanzamento: “Con me dovrà essere infelice. Non solo per la mia situazione esteriore, ma molto più ancora per la mia propria natura; sono un uomo chiuso, taciturno, poco socievole, malcontento, senza che ciò costituisca per me un’  infelicità, poiché è soltanto il riflesso della mia meta. Dal mio modo di vivere a casa mia, si può trarre almeno qualche deduzione. Ecco, io vivo in famiglia, tra le persone migliori e più amorevoli, più estraneo di un estraneo. Con mia madre non ho scambiato in questi ultimi anni più di venti parole in media al giorno, con mio padre niente più di un saluto. Con le mie sorelle maritate e coi cognati non parlo affatto, senza che perciò sia in collera con loro. Il motivo è semplicemente questo, che a loro non ho assolutamente niente da dire. Tutto ciò che non è letteratura mi annoia e provoca il mio odio perché mi disturba o mi è d’  inciampo, sia pure soltanto nella mia opinione. Per la vita di famiglia mi manca ogni sensibilità, salvo, nel migliore dei casi, quella dell’  osservatore”

Kafka ha troppo paura di perdere la sua libertá di scrivere, il suo mondo…  “Io devo stare molto solo. Ciò che ho prodotto finora è tutto effetto della mia solitudine. Odio tutto ciò che non riguarda la letteratura. Mi annoio a far conversazione (anche se si riferisce alla letteratura), mi annoio a far visite, le gioie e i dolori dei miei parenti mi annoiano fino in fondo all’  anima. La conversazione toglie a tutto ciò che penso la sua importanza, la serietà, la verità… Ho paura dell’  unione, dell’  immedesimarsi. In tal caso non sarò mai più solo. Io non rinuncio alla mia esigenza di vivere in modo fantastico soltanto per il mio lavoro, lei, sorda a tutte le mute preghiere, vuole la mediocrità, la casa comoda, l’ interessamento alla fabbrica, il vitto abbondante, il sonno dalle undici di sera in poi, la camera riscaldata e punta il mio orologio, che da un trimestre anticipa di un’  ora e mezza, sul minuto giusto»

(24 gennaio 1915).

Nel 1912 conosce nella casa dell´ amico Max Brod, la donna più importante della sua vita, Felice Bauer di cui sarà fidanzato due volte. Kafka ne descrive in modo raccapricciante i difetti fisici: “la brutta dentatura con i denti incapsulati in vista, il volto spigoloso e ossuto, il generico aspetto insignificante.” Eppure è di questa donna così poco attraente  con cui inizia una fittissima corrispondenza. Le lettere gli permettono di aprire il suo animo ai sentimenti più segreti e nello stesso tempo di non impegnarsi in un rapporto materiale che lo spaventa. Forse l´ amó davvero, due volte peró ruppe il fidanzamento, per la seconda volta quando avanzó la sua tuberculosi. 1919 si fidanzò con Julie Wohryzek, figlia di un custode di una sinagoga di Praga; fidanzamento che durò fino al 1920. Nella primavera dello stesso anno  Kafka conobbe a Vienna  – era lí per il breve soggiorno prima di tornare dalle cure di Merano e a Praga – la giornalista ceca Milena Jesenská, moglie infelice di Ernst Pollak. Ne rimase affascinato. Milena proveniva dalla nobile famiglia boema, uno dei suoi antenati era il famoso medico Jan Jessenius, decapitato dopo l´ insurrezione contro gli Asburgo nel 1621. A 11 anni la ragazza era iscritta dalla famiglia progressista al primo liceo classico femminile dell´ Europa centrale, MINERVA. Milena diventa le traduttrice in ceco di molti suoi racconti. A lei Kafka affidò nel  1921 i suoi Diari. Milena Jesenská peró viveva a Vienna e gli incontri con Kafka furono molto sporadici. L´ ultima donna con cui ebbe una relazione vera e propria, convivendo con lei a Berlino e facendo progetti matrimoniali era Dora Diamant. Dora proveniva da una famiglia polacca di osservanza ebraica ortodossa, e per sfuggire all’  atmosfera opprimente che regnava in casa, si trasferí da sola a Berlino. Qui aveva incontrato Kafka. Sembra che sia stato un grande amore nonostante la differenza d’  età – Dora era ventenne, Kafka aveva il doppio dei suoi anni. Condivisero i difficili tempi della crisi economica tedesca e i mesi più duri della malattia di lui. É un paradosso che proprio quando Kafka trovò il modo di essere felice, senza rinunciare né all’  arte né alla presenza femminile, arrivó la morte.

Kafka  e due cittadinanze

Kafka vive a cavallo di due epoche storiche. Naque nel 1883 come cittadino dell´ Impero austro-ungarico fino alla fine della Prima guerra mondiale. Nel 1918 diventó il cittadino del nuovo stato – della Repubblica cecoslovacca indipendente. Franz Kafka faceva parte di quel 10% degli abitanti di Praga di lingua madre tedesca. Inoltre parlava discretamente anche il ceco, come del resto i suoi genitori.

Kafka  e gli amici

Max Brod, scrittore anche lui, sará il miglior amico di Kafka per tutta la vita. Si incontrarono per la prima volta nel 1902 nella Sala di lettura degli studenti tedeschi. Parlarono di filosofia, di Nietsche e Schoppenhauer, di letteratura. 1904  fu fondato il Circolo di Praga, tranne Kafka e Brod ci sono anche Oskar Baum e Filix Weltsch, tutti giovani  entusiasti  di letteratura. La grande ispirazione per loro é Praga – la sua gente, la sua storia e anche bei dintorni. Si riuniscono ogni tanto nel café ARCO, di solito si incontrano due volte al mese dopo cena presso la casa di uno di loro. Gli amici continuarono a incontrarsi ancora per 12 anni anche dopo la morte di Kafka. Brod e Weltsch riuscirono a scappare prima della persecuzione degli ebrei in Palestina, Baum invece rimase a Praga e morí nel 1941.

Tanta era la stima di Kafka e l´ ammirazione delle sue opere che Max Brod non riuscí a mantenere la promesa. Secondo il testamento non si dovevano pubblicare i manoscritti inediti ma invece di distruggerli, Brod negli anni seguenti pubblica tre romanzi, tutti racconti e frammenti, i diari e gran parte delle lettere.

Kafka e il suo museo

Nell’estate 2005 nella ex mattonaia Hergetova cihelna nel quartiere Malá Strana è stata inaugurata la mostra permanente “La città di K. Franz Kafka e Praga”. La mostra è divisa in due parti: Spazio esistenziale e Topografia immaginaria.

Spazio esistenziale – Entriamo nel mondo di Kafka, vediamo come la cittá influenza l´ opera dello scrittore, come modella la sua vita, quale traccia vi lascia. Nei suoi diari lo scrittore chiama Praga „la mammina con gli artigli“  che non molla la presa.  Praga sa incantare ma al tempo stesso solleva un pugno gigantesco in gesto minacciante. Nei diari di Kafka e nella sua vasta corrispondenza con familiari, amici, fidanzate ed editori se ne parla in modo esplicito. L´ intenzione della mostra é di esaminare tutto dal punto di vista di Kafka. Un approccio puramente biografico o cronologico sarebbe insufficiente. Questo significa accompagnare Kafka quando scende nelle profondità della sua città e cercare di capire i suoi sentimenti e percezioni. Non sará un viaggio facile vista la progressiva deformazione dello spazio-tempo in cui tutto è permesso eccetto l’indifferenza.

Topografia immaginaria – Il modo in cui Kafka ritrae la sua città è uno dei piú misteriosi della letteratura moderna. Nei suoi romanzi e racconti Kafka non nomina quasi mai i luoghi che descrive. La città retrocede, non é  riconoscibile dai suoi edifici, ponti e monumenti. Puó darsi che alla fine un abitante di Praga oppure un lettore colto capirá quale luogo Kafka aveva in mente. La cattedrale senza nome, che appare nel Processo, deve essere il duomo di S. Vito; il percorso di Joseph K. nell’  ultimo capitolo del romanzo porta dalla Città Vecchia al ponte Carlo fino al confine esterno della Città Piccola;  nella Condanna, dalla finestra di Bendemann, si può vedere il lungofiume della Moldava essattamente come si vede dalla via Mikulášská, dove la famiglia di Kafka visse nel 1912.

Tuttavia, questo non è essenziale. Kafka trasforma Praga in una topografia immaginativa che va oltre l’  inganno del realismo. L´ ufficio, la scuola, l´ istituto, l´ università, la chiesa, la prigione o il castello non sono piú luoghi a se stessi. Sono siti allegorici e metafore topologiche. Che sorpresa ci aspetta ancora a Praga? Dove può portarci la metamorfosi della città?

Kafka e due cimiteri

Kafka morí nel 1924 nel sanatorio a Kierling presso Vienna. Il suo corpo fu riportato a Praga e sepolto nella tomba dei genitori nel cimitero ebraico. Non andate peró a cercare la sua tomba nel Vecchio cimitero nel quartiere Josefov, non la trovate. Quel cimitero fu chiuso definitivamente nel 1787. Kafka é sepolto nel Nuovo cimitero ebraico nel quartiere Žižkov, Praga 3. Il luogo si raggiunge con la metropolitana linea A  verde, si scende alla fermata  Želivského. Anche se il cimitero sará chiuso, la tomba si vede benissimo attraverso il secondo cancello dalla strada.

Kafka + il Gigante

Foto Fabio Callini

É divertente osservare chi guarda la statua che dal 2003 si trova davanti alla sinagoga Spagnola a Josefov in via Dušní. C´ é chi ride, chi rimane un po´ imbarazzato, comunque tutti fanno le foto di un cappotto di bronzo gigante vuoto sulle spalle del quale sta seduto Kafka sorridente. Finalmente ha superato la sua paura nei confronti del padre, la testa del quale peró non si vede. Tanto il figlio stesso dichiaró di avere difficoltá di guardare in faccia del suo vecchio….Direi che la sculptura é in perfetta sintonia con il termine “kafkiano” che vuol dire assurdo, allucinante….

Alcune opere di Franz Kafka

Il Processo 

Il Castello 

L´America 

La Metamorfosi 

Nella colonia penale 

Lettera al padre 

fonti:

www.sapere

www.rodoni

www.retididedalus.it

www.scritturaimmanente.it